Esiste un problema negli ultimi anni che riguarda il tema dell’orientamento e della consulenza individuale e in particolare il suo rapporto con le esigenze dei diversi target che ne hanno bisogno (dai lavoratori in cerca di occupazione o rivedere l’attuale, ai disoccupati di lungo periodo, agli studenti, ai giovani laureati, ai NEET etc.)
Una difficoltà abbastanza evidente, ma non sempre evidenziato, e che si mostra in diversi aspetti del ricercare una nuova occupazione, ricollocarsi nel mercato del lavoro o a scegliere in maniera più consapevole il proprio percorso di studi): è il problema dell’efficacia delle iniziative, che in quanto tale può rappresentare un aspetto di potenziale ambiguità, snaturamento, conflittualità interne dei percorsi di orientamento.
Si mostra nei differenti aspetti dei percorsi di orientamento, dicevamo, e nei dibattiti sull’identità e lo specifico della figura dell’orientatore o nelle distinzioni della legge e nelle proposte dei percorsi di qualificazione regionale, ma anche nell’impegno professionale di tutti i giorni o nelle discussioni tra ordini professionali e istituzioni.
In tal senso i corsi di formazione alla figura dell’orientatore sono delle occasioni emblematiche in cui, in piccolo, si presentano tutti gli aspetti nodali e rischi connessi a questa problematica.
Perché: cosa chiedono i corsisti che partecipano, spesso numerosi, ai corsi di formazione sull’orientamento (scolastico, lavorativo e professionale)? Di riuscire ad offrire, una volta formati, un buon percorso, ma anche di capire come funzionano i “giochi” e, in fondo, di accedere così ad opportunità lavorative per sostenere e supportare non solo studenti, lavoratori o disoccupati ma anche, ad esempio, le organizzazioni che vogliono offrire al proprio personale interventi di riqualificazione (passaggi di carriera, di mansione o outplacement) o alle istituzioni pubbliche (ad esempio le Regioni o le Scuole) che vogliono offrire ai propri destinatari opportunità di crescita e definizione più chiara dei propri progetti di vita (ad esempio progetti destinati a donne estromesse dal mondo del lavoro a causa della nascita di un figlio).
In questo ragionamento imparare a progettare interventi di orientamento significa acquisire non solo una tecnica, ma anche una prospettiva e una mentalità che faciliti la crescita delle organizzazioni, il rapporto con le istituzioni, e soprattutto lo sviluppo e il benessere delle persone. Se questa è la competenza, essa rappresenta però anche un tema formativo inevitabile nei corsi sull’orientamento, ovvero il tema di fornire strumenti insieme al senso del tutto peculiare del loro uso.
E’ un tema formativo anche perché, come detto, non è una domanda formativa specifica, e negli spazi di lavoro che ad esempio le politiche sociali creano per gli orientatori (con interventi rivolti essenzialmente a supportare e rigenerare soggetti fragili), occorre indagare le opportunità presenti per mettere a disposizione le proprie competenze.
E chi si deve far carico della questione? Ovviamente chiunque per ruolo o per mission organizzativa sia coinvolto in questi processi.
Innanzitutto le agenzie formative cui gli aspiranti orientatori si rivolgono. I programmi formativi dei corsi sull’orientamento dovrebbero tenere in evidente considerazione i target specifici e spesso aggiuntivi che caratterizzano le progettualità richieste dai vari committenti. Formare a progettare non un intervento ma una presenza in un mercato e per uno specifico target, indipendente e vigile rispetto agli approcci di sostegno prevalenti. Una formazione dunque che sviluppi anche una coscienza ed una prassi di confronto propositivo tra le persone ed il loro contesto e tra le micro situazioni che vivono e i processi di più vasta portata.
Aver presenti questi problemi è dunque una questione anche di sviluppo strategico per gli aspiranti orientatori. Riuscire ad esplicitarli e discuterli produttivamente è, appunto, un obiettivo formativo.
L’orientatore accompagna giovani e adulti utili nella definizione del proprio progetto formativo e/o professionale e nella gestione di particolari momenti di transizione: studenti in passaggio da diversi ordini e gradi scolastici, studenti in uscita da percorsi formativi, lavoratori che desiderano cambiare lavoro o fare il punto della propria situazione professionale, persone disoccupate o inoccupate in cerca di occupazione o in reinserimento lavorativo.
Per raggiungere questo obiettivo il Professionista dell’Orientamento mette in atto delle strategie basate essenzialmente sulla progressiva autonomia dell’utente
Il Master in Orientamento Scolastico e Professionale è un percorso che ti forma per diventare consulente per l’orientamento scolastico e professionale.