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Gennaio 14, 2022

Welfare aziendale: la promozione del benessere nella gestione delle risorse umane

Il luogo di lavoro rappresenta senza dubbio un ampio aspetto dell’identità umana: è il luogo in cui gli individui trascorrono gran parte del proprio tempo, in cui definiscono la propria identità, realizzano sogni e progetti per il futuro, crescono, si mettono in gioco, conoscono se stessi e le proprie potenzialità. Di conseguenza, un ambiente di lavoro soddisfacente, in cui la persona riesca ad esprimere al meglio il proprio potenziale e a realizzare sogni e ambizioni, ha un forte impatto sulla qualità della vita del singolo individuo; a sua volta, anche il benessere percepito dalla persona incide positivamente sul clima aziendale complessivo e sulla qualità del lavoro svolto.

Per questo motivo negli ultimi anni sono in costante crescita gli investimenti delle aziende in welfare aziendale, coscienti del fatto che un’azienda composta da personale soddisfatto e felice sarà più efficiente e produttiva.

Il welfare aziendale è l’insieme delle iniziative volte ad incrementare il benessere del lavoratore e deriva, oltre che dalle esigenze effettive delle organizzazioni e dei singoli dipendenti, anche dal costante indebolimento dello Stato sociale in materia di previdenza, assistenza, istruzione e sanità. Le esperienze di welfare aziendale negli ultimi anni si sono moltiplicate, per rispondere ai crescenti bisogni sociali che il welfare pubblico non può soddisfare, offrendo servizi personalizzati che possano rispondere ai bisogni dei lavoratori e delle loro famiglie.

Le politiche di welfare aziendale hanno la peculiarità di essere strategie vincenti per l’impresa, per il lavoratore e per lo Stato: vince limpresa, che incrementa la produttività del dipendente e la sua fidelizzazione societaria; vince il lavoratore, che ottiene servizi di costoso accesso sul mercato senza subire un’eccessiva tassazione; vince lo Stato, che “scarica” sulle imprese la responsabilità di fornire alla società (per il tramite dei propri dipendenti) tutele previdenziali, assistenziali, sanitarie e culturali, una volta prerogativa dello Stato sociale (welfare state).

Alle prestazioni sanitarie sono accompagnati i servizi di assistenza alle persone, un’area che comprende una varietà di servizi, una molteplicità di destinatari e che è in grande sviluppo. Una crescente importanza, inoltre, stanno assumendo le misure per la conciliazione fra lavoro e vita privata e per la condivisione dei ruoli nella famiglia: dai congedi, agli orari flessibili, al part-time, alla banca ore, fino allo smartworking, sempre più diffuso in seguito alla pandemia.

Dunque, negli ultimi anni è andato crescendo il numero degli addetti ai lavori, dal mondo accademico a quello delle imprese, che vedono nel welfare aziendale un’opportunità per l’azienda di aumentare la produttività, migliorare il clima organizzativo e contribuire al benessere dei dipendenti, andando così a cercare un nuovo equilibrio che coniughi profitto, rispetto del dipendente e leadership.

L’assunto di base, dunque, è che il welfare aziendale sia un bisogno fortemente sentito dai lavoratori, che riconoscono un valore intrinseco ai servizi offerti e, più in generale alle politiche attivate, superiore al costo effettivo di produzione/attivazione di tali servizi e politiche. Questi servizi, infatti, sono costituiti da componenti intangibili e non quantificabili economicamente che garantiscono una migliore qualità della vita ai lavoratori.

Quest’ultima è strettamente connessa a diverse aree della persona: sociale, familiare, spirituale, lavorativa e delle gratificazioni ad essa associate. La salute è vista come una sotto-componente del benessere e comprende la combinazione di indicatori psicologici, (affetto, frustrazione e ansia), fisici e fisiologici (pressione sanguigna, condizioni cardiache, ecc.).

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) la definisce «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia».

Ricercatori e manager hanno generalmente riconosciuto che la salute e il benessere possono influire positivamente oltre che sulla qualità della vita dei singoli, anche sulla qualità del lavoro svolto. Al contrario, i lavoratori che hanno problemi di salute e vivono disagi psicologici sono spesso meno produttivi, più inclini ad assentarsi dal lavoro e a ridurre il proprio contributo all’organizzazione.

Il lavoro è fonte di benessere psicologico quando la persona è in grado di vivere la vita professionale come protagonista del proprio agire e del proprio divenire, non tanto attraverso la riduzione della fatica o l’aumento delle ricompense estrinseche, ma piuttosto tramite sentimenti di orgoglio e soddisfazione per aver raggiunto determinati obiettivi personali, la maturazione di motivazioni intrinseche, il provare interesse per quel che si fa, la sensazione di essere parte integrante di una squadra, la percezione di essere importante e di vivere la vita professionale come vita desiderabile e rispettosa della dignità soggettiva.

Al tema del welfare aziendale e del benessere dei dipendenti è dedicata un’intera lezione del nostro Master in Gestione delle Risorse Umane e Amministrazione del Personale e Consulenza del Lavoro, in partenza entrambi il prossimo 19 marzo!

 

 

 

 

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