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Luglio 5, 2018

Decreto Dignità: lotta al precariato

Il Decreto Dignità ha iniziato il suo iter (manca solo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, dopo essere stato approvato in Consiglio dei Ministri) e, per mezzo di questo decreto, il Governo si è posto l’obiettivo di combattere il precariato, con una riduzione sostanziale dei rinnovi contrattuali a termine.
Secondo i dati Istat le novità riguardano una platea di poco inferiore a 3 milioni di lavoratori a termine su 17 milioni di dipendenti, ovvero il 12,1% del totale. Secondo le comparazioni della Fondazione Adapt, l’Italia è di poco sopra alla media europea per il numero di contratti a termine.

Stando a quanto riportato sul sito Wired.it, nell’ultimo trimestre i contratti a tempo determinato sono cresciuti di 69mila unità, contro un calo di 23mila unità di quelli a tempo indeterminato e 37mila contratti  indipendenti. La tendenza sembra confermata anche dai dati Inps, secondo i quali il mondo del lavoro è migliorato (800mila lavoratori in più) nell’ultimo triennio quasi esclusivamente ai contratti a tempo determinato, la cui crescita nell’ultimo anno è stata di 537mila unità, mentre si sono persi 117mila posti a tempo indeterminato.

Grazie al Decreto Legge Dignità i contratti a tempo determinato possono essere prorogati solo 4 volte e non 5 come era in passato, con una durata massimo di 24 mesi, invece che 36.
Vi è l’obbligo, come prima dell’elaborazione del Jobs Act, di fornire la causale se il contratto a tempo supera i 12 mesi; per i contratti più lunghi l’azienda dovrà giustificare l’assunzione di un lavoratore, specificando per esempio se c’è stato un aumento imprevisto e temporaneo della produzione oppure se ha la necessità di sostituire altri dipendenti assenti.
Un problema in più per le grandi aziende poiché sarà difficile dimostrare la reale presenza di una ragione oggettiva che giustifichi la necessità di assumere un lavoratore a tempo determinato oltre i 12 mesi.

Prima del Jobs Act molti lavoratori denunciavano i propri datori di lavoro, sapendo che il giudice spesso riteneva illegittima la causale del licenziamento; al contrario, dopo l’introduzione del Jobs Act, abbiamo assistito ad una repentina inversione di tendenza dal momento che il numero di cause da lavoro in Italia si è praticamente dimezzato, facilitando il licenziamento da parte delle aziende.
Queste direttive, che hanno il fine di avviare una seria lotta al precariato, devono essere rispettate non solo dalle aziende ma anche dall’agenzie per il lavoro che, allo stesso modo delle aziende, non possono rinnovare i contratti a tempo determinato oltre i 12 mesi a meno che non vi sia una ragione oggettiva nella causale e la loro durata massima sarà di 24 mesi con 4 proroghe disponibili.

Con il Master in Amministrazione delle Risorse Umane verranno approfonditi tutti gli aspetti legati alle norme contrattuali; inoltre, saranno dedicati dei moduli relativi all’elaborazione delle buste paghe e contributi tramite il software Zucchetti, sul welfare aziendale e sulla contabilità, attraverso un approccio esperienziale per favore l’’inserimento diretto nel mondo del lavoro.

 

 

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